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Libri

Copertina Protomentale

Così parlò il Protomentale

Guelfo Margherita – Antigone, 2023

Un viaggio tra caos e linguaggio, identità e collettività.

Quarta di copertina

In dieci lezioni con un'introduzione, una ricreazione e una conclusione il Protomentale comunica sé stesso come esplosione di oscillazioni dal caos al linguaggio e viceversa. Cos'è il Protomentale? Dove origina? Attraverso quali energie ed entità comunica? In quale porzione di spazio-tempo si disperde?

Allargando la percezione al di là del binoculare ed entrando nella frammentazione psicotica del gruppo e nella perversione fusionale della coppia, il fluire delle produzioni energetiche (materiali e oniriche) della collettività cerca di costruire senso e identità a un insieme complesso.

Copertina Toccare l'America

Toccare l’America

Guelfo Margherita – Edizioni Fondazione Critica Psicoanalitica, 2022

Un viaggio onirico e psicoanalitico sulle orme di Ulisse.

Quarta di copertina

Uno stato sognante invade il cervello di uno psichiatra psicoanalista che rivive la sua biografia nei miti di Omero. Con ironica attualità, il viaggio tocca Capri, Troia, Itaca, Dublino, Poona, fino all’Ade. Eroi e figure mitiche si mischiano a riflessioni su guerra, droga, contagio, tantra e lockdown.

Un’iniziazione perenne: migrare da sé e dagli altri, per affrontare i riti della trasformazione. Il viaggio è dentro e fuori dalla mente, tra fantasia e realtà, tra desiderio e catastrofe.

Copertina Il Grande Gruppo

Il Grande Gruppo

Guelfo Margherita – FrancoAngeli, 2021

Osservazione psicoanalitica di istituzioni e insiemi sociali.

Quarta di copertina

Un Grande Gruppo si racconta come soggetto stesso della ricerca: le sue dinamiche, il rapporto con il caos, le sue relazioni multilivello. Esplorazioni cliniche, esperienziali, istituzionali in Italia e all’estero, per comprendere come il gruppo si forma, si frammenta e si evolve.

Il setting diventa multistrato, il transfert sincronico, l’interpretazione agìta. Uno studio sull’identità affettiva e razionale di ogni insieme sociale.

Copertina Manicomio

Manicomio addio

Guelfo Margherita - Armando, 2012

Storia di un viaggio psicoanalitico dentro gli strumenti della psichiatria.

Quarta di copertina

C'era una volta una combriccola di sub napoletani che rintraccio la triremi dei loro avi marinari adagiata su un fondale al largo nel golfo. Nelle sue anfore sigillate, un vino conteneva ancora un fuoco innovativo dal retrogusto amaro. Il precoce naufragio ne impedi la circolazione. Quel nettare depurato avrebbe potuto infondere nuovo coraggio ai prossimi argonauti della psichiatria? Il rischio era di ubriacare la ciurma con l'incomprensibile canto delle sirene. La sfida era la voglia di ricominciare a navigare verso l'ignoto.

Questo libro riunisce il lavoro di due gruppi separati al tempo e da una significativa catastrofe trasformativa. Il testo che ne viene fuori risulta essere l'autobiografia complessa di un'entità che potremmo dire "postumana": simultaneamente cioè di un individuo, di un gruppo, di una ideologia, di un'epoca, scritta in un clima di nostalgia affettiva da un gruppo di discendenti. Il gruppo dei contadini e marinari è infatti l'antenato di quello degli enologi e sub. L'invariante genetica che continua ad acco-munarli, a cavallo della trasformazione, è la curiosità passionale di studiare psicoanaliticamente le istituzioni utilizzando i loro insiemi gruppali, nella speranza di risvegliarle dal loro coma farmacologico o comportamentale. Una specie di second tought bioniano, in cui su vecchi testi

Copertina L'Insieme Multistrato

L’Insieme Multistrato

Guelfo Margherita - Armando, 2012

Una riflessione sui gruppi come sistemi complessi dotati di pensiero collettivo e funzione psicoanalitica.

Quarta di copertina

Il volume si focalizza sull’analisi dei gruppi e dei più complessi sistemi di gruppalità e le loro dimensioni mentali. In esso sono utilizzate la visione psicoanalitica bioniana e la teoria della complessità per esplorare, in un’ottica multidisciplinare, l’ipotesi possibile che gli insiemi umani siano dotati di strutture identitarie collettive che permettano ad attività mentali sovrasistemiche, indipendenti rispetto a quelle possedute dai singoli individui loro componenti, di vivere, anche in proprio, abbozzi di pensiero, sogni, strategie, provino emozioni, costruiscano miti.
Questo studio vuole indagare se, al di là del lavoro svolto dai suoi singoli soggetti individuali costituenti, in qualche parte di sé lo stesso gruppo si appropri della sua capacità di coscienza e di conoscenza attraverso la nascita di una funzione analitica. Cioè “Chi sono?”, scopre di esserlo, se osserva se stesso e cita la sua funzione analitica.
Le funzioni analitiche, estratte dal gruppo che cresce nella sua esperienza, vengono esaminate nella loro dimensione fra: le aree del setting, transfert e interpretazione, su diversi sistemi di gruppalità.
La ricerca si articola quindi attraverso campi di osservazione in ambiti teorici, clinici, istituzionali: ristrutturazione di un quartiere, di raccordi tra istituzioni, esperienze di ricerca in contesti universitari, sanitari, politici e sociali, dal manicomio, dalla Società di Psicoanalisi ad un Ashram indiano.

Copertina Gaia

Gaia e l'Homo Sapiens

Quarta di copertina

Il fantapsicosaggio esplora una possibile catastrofe ecologica, da cui emergono nuove forme di vita, tra il dolore e la speranza di ogni trasformazione biologica e psicologica. Fluttua tra saggistica rigorosamente documentata e fiction, collocando tra il coscientemente folle ed il sufficientemente originale l’oscillazione tra sogno della scienza e scienza del sogno.
Lo strumentario scientifico per l’analisi della complessità della realtà (frattali, equazioni non lineari, attrattori strani, teoria generale dei sistemi, strutture dissipative, autopoiesi) è calato in un narrativo di sensualità quotidiane sovraccariche d’emozionalità. La frammentazione geografica e situazionale fa dei primi capitoli isole schizofreniche, che cercano i ponti che nella seconda parte del libro le congiungeranno in sistema. È un vortice che spazia dagli istituti di ricerca ed i campus alle agenzie governative, dal ponte sullo stretto all’Africa delle epidemie e dei genocidi, dalla terza guerra irakena alle segreterie vaticane o della Casa Bianca, da un’Australia rifugio delle specie mutanti alle sette indiane, per concludersi in una Capri che danza sul baratro del mondo un decamerone mentre fuori infuria la peste.
Dopo una Genesi cosmogonico-emozionale, alla luce di recenti ipotesi aperte al futuribile, il piccolo brain-trust che studia la catastrofe, scopre che la trama batterica ha prodotto un germe mutante capace di biologizzare il Cyberspazio congiungendosi ad Internet saldando un sistema nervoso a Gaia, dandole pensiero ed identità autonome. Oltre all’io autoanalitico, i personaggi che intrecciano teorizzazioni, amori ed avventure sono: James Lovelock e Lynn Margulis, gli scienziati reali propositori della teoria di Gaia; Fox Mulder e Dana Scully, i protagonisti della serie televisiva X-files; un Adamo ed un’Eva, idealisti contemporanei cacciati con la loro specie dal Paradiso Terrestre; Wolf e Rosalynd, alle prese con le loro tesi di dottorato sul “cervello unico” e su “sesso tantrico e matriarcato”.
Lo scopo “saggio” del libro è ipotizzare ed esplorare, alla luce delle teorie dei gruppi, le identità collettive collocate in una dimensione sovrasistemica transpersonale ed indagarne i linguaggi emozionali alla luce delle teorie del sogno. Il libro forse è il tentativo di usare, per la “divulgazione scientifica”, questo linguaggio onirico, proprio, come il mito, degli stati di coscienza collettivi.

Copertina Il Calcio alla Gabbia

Il Calcio alla Gabbia

Guelfo Margherita – Ed. 10/17, Salerno, 1997

Un’istituzione psichiatrica osservata come caso clinico e umano.

Quarta di copertina

Questo libro si presenta come un manuale delle giovani marmotte dell'istituzione psichiatrica: vi si possono trovare suggerimenti pratici su che fare, come operare, come considerare la psicosi e come avvicinarsi ad essa, quali tecniche scegliere, a quali referenti culturali rifarsi, quali spazi di contenimento e di pensiero darsi, quali collegamenti ed alleanze istituire, quali pericoli evitare e come, quali nemici esterni a sè combattere, come proteggerci e sopravvivere dentro l'istituzione.
Ad un altro livello, ciò che ha accomunato me alle meravigliose persone con le quali ho condiviso questo percorso è stato l'aver sempre dato più valore alle emozioni che provavamo a contatto con gli accadimenti che alle stesse operazioni che compivamo. L'uso cioè cosciente del significato com-prensivo (anche in senso etimologico) del controtransfert. Il racconto delle nostre emozioni, così spudoratamente dichiarate nei resoconti, costruisce un filo lungo cui si dipana una storia umana, la nostra, che si rivela storia d'amore, di passione, di lotta, d'avventura. Se il racconto del nostro crescere nell'esperienza può dare il sapore del romanzo di formazione, la dimensione dell'autobiografia emozionale gli dà il senso di una costante autoanalisi. In fondo, anche se da un'ottica molto parziale, riuscivamo ad acchiappare l'immaginario ed il fantasmatico dell'istituzione nei movimenti e nelle fantasie, contattati e risvegliati dalla profondità dell'investimento affettivo, che ci si rivelavano nel nostro transfert-controtransfert.

Copertina Psichiatria Pubblica

Qquarta di copertina

Il passaggio dell'erogazione della assistenza psichiatrica dal vecchio manicomio provinciale alle Unità Sanitarie Locali ha rappresentato la codificazione amministrativa di una rivoluzione culturale avvenuta nel campo in questi ultimi decenni. Tre ne sono i presupposti, su cui molto è comunque stato detto, per cui non val tanto la pena dilungarsi ora. Essi sono:
lo spostamento, nel quadro dell'assistenza sanitaria, della centralità dell'intervento dall'ospedale al territorio;
lo spostamento dell'ideologia dell'intervento dalla repressione in favore della società alla terapia in favore del paziente;
la possibilità di intervenire, in termini preventivi, all'origine delle contraddizioni generanti i disagi psicologici e non sui loro esiti.
L'intervento, quindi collocato in un'ideologia differente, tende a svolgersi in coordinate spazio-temporali diverse da quelle precedentemente usate.
La profonda trasformazione di questi valori ha indotto sul versante della pratica quindi, la necessità di nuove aree operative e di nuovi modelli da sperimentare. E' quanto è successo in pratica in connessione con la legge 180, prima e dopo la sua promulgazione. Mi interessa comunque qui, non tanto indagare sulle determinanti storico-politiche che l'hanno prima prodotta e poi negata, ma osservare le invarianti e le variabili di questa trasformazione e alcune linee di forza lungo cui evolvono, e le modalità di equilibrio che si danno, gli elementi della psichiatria sia nella realtà esterna di un Servizio di Salute Mentale e sia in quella interna organizzata intorno all'identità dell'operatore.
Possiamo considerare come invarianti una serie di elementi costitutivi dell'insieme psichiatrico ad es.: i bisogni dell'uomo, l'angoscia, il dolore ed il disagio umano, il corpo dell'uomo, la sua famiglia, la esclusione e la rimozione, le relazioni ed il territorio geografico in cui si collocano, l'ospedale, le ideologie mediche e psicologiche della salute mentale, gli operatori con le loro gerarchizzazioni, i politici e gli amministrativi, etc. Variabili possono essere considerati i differenti punti di vista da cui questi elementi formanti l'insieme possono essere presi in considerazione e le strutture diverse in cui essi si possono coagulare e rapportare. Infatti la struttura pratica in cui questi elementi si relazionano, cambia se cambia l'ottica storica o politica o di teoria psichiatrica o di interesse produttivo ed economico o di clientelismo politico, di assunto di base emozionale prevalente nel macrogruppo sociale, di ideologia, di camorra degli appalti, etc.
Naturalmente la trasformazione nel sistema globale non è totale ed i vertici differenti convivono contemporaneamente attivi anche se nel tempo varia quantitativamente il loro peso reciproco e quello del sistema generale. Ad ogni fenomeno è possibile rintracciare dei precursori e delle tracce dopo che si è esaurita la sua fase di massima vitalità. La confusione si presenta quando nessuna delle ideologie politiche, economiche, psichiatriche o delinquenziali che siano, riesce ad avere la forza sufficiente per egemonizzare l'insieme ed ordinarlo secondo una sua logica totalizzante. La difficile soluzione in questo momento storico potrebbe forse essere quella di tanti piccoli sistemi sperimentali, organizzati in maniera coerente nel loro interno, di cui valutare col tempo i risultati pratici.
Ma veniamo a quanto mi interessa di fare qui ora. Cioè il vedere la differente riorganizzazione del sistema psichiatrico nel passaggio dalla psichiatria centralizzata manicomiale a quella periferizzata della U.S.L., rispetto ad una serie, naturalmente non esaustiva, di categorie.

Copertina L’immagine della follia

Dalla quarta di copertina

l libro raccoglie i contributi di studiosi di diverse discipline: psichiatri, psicologi, etnologi, storici della religione, ed è diviso in quattro parti: L'immagine della follia 1) nella cultura popolare, 2) nelle sue istituzioni, 3) e l'informazione, 4) nell'arte e nella letteratura.
Punto di partenza e di incontro dei vari autori è la considerazione che la cultura occidentale è ancora in larga parte basata sull'ideologia del "separare", del "dividere" dell'"allontanare" il cattivo dal buono, il malato dal sano, il povero dal ricco, il peccatore dal santo, il deviante dal normale e così via con una serie infinita di dicotomie che da secoli hanno permesso all'uomo di opprimere l'uomo; di conseguenza il discorso sull'immagine della follia, sull'opinione cioè che l'uomo della strada ha del folle, non può non tener conto di tutto questo carico storico, non può non spingersi verso la ricerca delle radici.
E' ovvio che ogni progetto di "terapia" della follia deve tener conto dell'esigenza di ricomporre l'uomo, di riunire al corpo sociale quello che tende ad esserne allontanato, di superare le divisioni, gli schieramenti, gli stigma, di promuovere, in una parola, anche il diritto alla "diversità" senza che per questo diversità significhi necessariamente emarginazione, non rendono possibile la tolleranza e l'accettazione.
In altre parole abbiamo paura dell'irrazionale che è in noi e tendiamo ad incistarlo, a racchiuderlo negli altri, nei "diversi" ufficiali che proprio per esserlo a permanenza permettono a noi di esserlo saltuariamente senza troppi rischi. Ma nonostante ogni precauzione ed ogni cautela i confini sono quanto mai labili ed il rischio di passare dalla categoria dei normali che saltuariamente si permettono qualche follia a quella dei folli che saltuariamente si permettono qualche normalità è sempre presente! La soluzione (e la speranza) è quella di abbattere questi confini; non vi devono più essere normali (un pò folli) e folli (un pò normali) ma uomini con problemi, speranze, felicità, disagi più o meno grandi, dove le differenze, se proprio devono esserci (e non dovrebbero), siano solo di tipo quantitativo ma certamente non in riferimento ad una diversa qualità dei soggetti.
Il problema prossimo futuro dunque è quello di riappropriarci della follia; se dal folle = diverso siamo passati al folle simile a noi, dobbiamo ora accettare la quota di follia che è dentro di noi. Solo accettando la follia che è dentro di noi potremo accettare gli altri con la loro quota di follia. Allora la follia sarà un pò meno "aliena", un pò più "quotidiana", incuterà meno timore e susciterà meno difese in ciascuno di noi.

Copertina Napoli e Psichiatria

Quarta di copertina

Il momento particolare in cui questo volume vede la luce e i problemi che esso affronta conferiscono un valore in qualche modo esemplare alla sua pubblicazione, sottolineato anche dal fatto che essa avviene per conto di un editore napoletano.
L'esperienza a cui gli autori fanno riferimento è collocata infatti all'incrocio di due grossi nodi, entrambi per il proprio verso di estrema e critica attualità: la "questione Napoli" e la "questione psichiatrica"; e poiché esprime la volontà e assieme la possibilità di fornire risposte concrete e specifiche a concreti e specifici bisogni essa assume il significato di una civile e responsabile sfida - seppure con tutti i limiti che presenta ogni operazione di settore - nei confronti delle accuse di immobilismo da un lato e di avventurismo utopistico dall'altro che, in modo spesso interessato ma non sempre infondato, per l'una e per l'altra questione vengono rivolte ai rispettivi responsabili tecnici e politici. Più puntualmente questo lavoro rappresenta in primo luogo una decisa confutazione dell'opinione (come al solito contrabbandata opportunisticamente per "realistica" e purtroppo sempre più accreditata a livello di senso comune dalla carenza di adeguate e convincenti risposte) che una psichiatria alternativa a quella manicomiale sia, soprattutto in una realtà già tanto provata e con problemi tanto specifici, gravi ed urgenti qual'è oggi quella napoletana, mera mitologia, sterile esercitazione ideologica, o - nel migliore dei casi - soluzione avveniristica da rimandare a tempi migliori.
Ecco perché fin dalla iniziale visione di questo testo mi è sembrato che primo compito della sua presentazione avrebbe dovuto essere l'invito ad una lettura non folcloristica, affrancata dalle suggestioni di una "napoletanità", di maniera ma proprio per ciò capace di cogliere le radici non casuali della sua germinazione contestuale.
Raccomandazione tanto più necessaria in questi ultimi tempi, in cui la "Napoli terremotata" ha rischiato di divenire un nuovo bene di consumo per una dilagante sottocultura sociologica sconsolatamente appagata dai facili brividi di un distratto voyerismo turistico.
Quello che segue è infatti nulla di più (ma nulla di meno) che il resoconto del lavoro propedeutico, teorico e pratico, di una équipe psichiatrica destinata all'attività sul territorio in un quartiere del centro storico di Napoli, che ha dimostrato di saper assumere responsabilmente la propria connotazione psichiatrica e assieme la propria collocazione territoriale; congiuntura questa non proprio frequente negli ultimi tempi.